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1908 - la Chiesa " Beata Vergine del Carmine" -

 
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Dalle dolci colline su cui è posto il paese, svettano la cupola ed il campanile della neogotica Chiesa Parrocchiale dedicata alla Beata Vergine del Carmine che risale, nella sua attuale forma, al 1908 – 1911, mentre la cupola ne è di poco posteriore (1920).
Non distante si trovano la seicentesca Chiesa di San Rocco con la casa canonica: quest’ultima fu costruita successivamente, grazie ai proventi derivanti dalla vendita di fondi in proprietà della Confraternita omonima che è tenuta a provvedere alle funzioni celebrate nella Chiesa stessa.
Anche se non di particolare pregio storico-architettonico è a testimonianza di un passato ricco di aneddoti divenuti storia della comunità antignanese. Date le sue condizioni, sarà presto oggetto di una ristrutturazione mirata grazie anche all’intervento della Sopraintendenza ai Beni Culturali di Torino.
La piccola Chiesa di San Giovanni Battista è situata nel borgo omonimo, nella parte più alta del concentrico, e probabilmente deve la sua erezione proprio al proposito di indipendenza dei borghigiani contro i feudatari: il 12 settembre 1164 il vescovo Anselmo la cedette, insieme alla cappella del castello, ad Oberto, abate del monastero dei S. Apostoli in Asti ricevendo in permuta quella di S. Michele di Anteriso in Montà. Qualche fatto a noi ignoto impedì tale volontà: del 4 marzo 1307 è un atto pubblico redatto su pergamena in gotico corsivo a firma del notaio Iacobus Sarrachus. In esso si procede ad una permuta di beni di proprietà della Chiesa con un certo Ludovico di Antignano. In alcuni documenti del 1322, del 1345 e soprattutto nel documento datato 23 marzo 1381 si trova la Chiesa alle dipendenze della Cattedrale di Asti. Nel 1766, l’arcidiacono Reposti ancora si prende cura della Chiesa e delle sue suppellettili. In seguito alle leggi promulgate da Napoleone I essa passò in proprietà a privati che la restaurarono come ricorda una iscrizione di pietra: “Omnia ex peperit virgo sub III IDUS OCT anno MDCCCXXIV”.
La Chiesa contiene una tomba capace ed il terreno limitrofo, su cui sorge un secolare cedro del Libano, fungeva da campo santo: non risulta se vi avessero diritto di seppellimento solo alcune parentele per privilegio o per una benigna concezione dell’arcidiacono oppure per diritto pubblico. L’altare e la sua ancona appartengono all’epoca rinascimentale e si può notare che esso venne eseguito per un’altra Chiesa e poi adattato, mentre la pittura murale presenta una forte somiglianza con quella del Duomo di Asti eseguita verso il 1700.
Sempre nel concentrico, ma sulla provinciale Asti – Govone, sorge il Cimitero Comunale al cui interno è situata la Chiesa di Santo Stefano, antica Parrocchiale e sulla quale pare necessario soffermarsi. La Chiesa, nonostante i diversi lavori di restauro nel corso dei secoli, mostra ancora la sua origine romanica (800 – 1100). La sua facciata è austera, ma al tempo stesso ariosa con l’ampio arco a pieno centro, la cornice di gronda, motivo presente in molte strutture coeve dell’astigiano e la presenza di pietre angolari, elementi tipici dello stile romanico, ancora visibile negli spigoli esterni del coro. La sua più antica attestazione è del 10 marzo 1181, nell’atto di permuta in cui il vescovo la poneva alle dipendenze dei canonici del Duomo che vi facevano compiere le funzioni parrocchiali da un cappellano coadiutore. A questa Chiesa si fa menzione nel “Codice Malabaila” dove, al 29 luglio 1221, è nominato quale testimone in una procura un certo Anselmo, sacerdote della chiesa stessa. Altri documenti di notevole importanza storica che la riguardano sono due atti pubblici, del 1304 e del 1305, redatti il primo nella chiesa stessa ed il secondo nella casa del canonico Nicolino di Chiasso in Asti, entrambi su pergamena in gotico corsivo a firma del notaio Astexanus Gambinus, tratti dall’Archivio Capitolare della Diocesi di Asti.

La chiesa di Santo Sefano è inoltre classificata nel registro delle Chiese del Capitolo del Duomo – organo della Diocesi Astigiana – redatto il 9 giugno 1345 per ordine del vescovo Arnaldo di Roseto.
Il suo declino, come centro religioso della comunità di Antignano, ha inizio nel 1585 anno in cui il visitatore apostolico Angelo Peruzzi, Vescovo di Sarsina, nel corso della sua ispezione, la interdisse perché in cattive condizioni e pericolante e ordinò che le sue funzioni, durante i lavori di restauro, venissero effettuate nella Chiesa della SS. Annunziata, piccola cappella situata all’interno delle mura del castello a cui già abbiamo fatto cenno.
Presto la popolazione si abituò a tale nuova situazione tanto che i lavori ordinati in suo favore dovettero attendere fino al 1657, anno in cui il Vescovo Paolo Vincenzo Roero, nella sua visita pastorale, ancora una volta ne dovette obbligare la riparazione a spese del Comune minacciando che, qualora i lavori non fossero iniziati entro tre mesi dalla sua visita, le altre chiese del paese sarebbero state interdette.
Il primo intervento di restauro documentato risale quindi a quegli anni e, nel 1660, risulta che la chiesa fosse adibita a riparo per i defunti. Un ulteriore restauro terminò nel 1676 e, a testimonianza di quell’intervento, ne si ritrova la data incisa su un mattone che è tuttora in bella vista sulla parete sinistra dell’interno della chiesa.
La sua importanza quale centro religioso primario era già passata alla chiesa del concentrico e, nonostante i successivi abbellimenti e piccoli interventi di restauro – tra cui quello del 1744 e quello del 1884 causato da un incendio che ne danneggiò la volta e ne distrusse il tetto - la chiesa da allora in poi, servì quasi esclusivamente alle funzioni esequiali. In seguito all’intervento di restauro del 1973, la chiesa viene utilizzata quale ultimo luogo di preghiera e saluto per i cari estinti nelle cerimonie funebri. L’Amministrazione Comunale, riconoscendone l’importanza storica per la piccola comunità antignanese, ha rilevato come priorità nei suoi programmi, interventi di manutenzione alla stessa intendendo con ciò preservare la tradizione storico-culturale del paese; con parere favorevole della Sopraintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici di Torino e con fondi in parte propri, in parte grazie a contributo regionale ai sensi della L.R. 15/89 e in parte con il contributo della Cassa di Risparmio di Asti si è aperto bando sull’opera pubblica che la riguarda, programmando di eseguire almeno parte dei lavori, prima dell’inverno 2001-2002.

 
 

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